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Lo shock culturale è un’espressione coniata dall’antropologa statunitense Cora Du Bois e poi ripresa dall’antropologo canadese Kalervo Oberg. Questo Autore si riferisce allo shock culturale come a una sorta di malattia professionale che colpisce le persone che si trasferiscono all’estero per lavoro venendo in contatto con nuove situazioni socioculturali, linguistiche e ambientali. Lo shock culturale che deriva dal vivere all’estero colpisce tutti i coloro che si trasferiscono all’estero ma la durata e l’intensità della nostalgia, della tristezza e dell’ansia che caratterizzano alcune fasi dello shock culturale dipende da vari fattori, tra cui:

  • le caratteristiche psicologiche della persona
  • il grado di differenza tra l’Italia e il paese estero in cui ci si trasferisce
  • le aspettative rispetto alla velocità di ambientamento al paese estero e al nuovo contesto socioculturale.

 

Essere lontani da casa vivere all’estero, nei primi tempi, causa lo shock culturale in cui si distinguono quattro fasi:

  • 1- Fase della luna di miele (durata: da due settimane a sei mesi). Corrisponde al primo periodo nel paese estero, in cui si tende a esaltare tutto quello che riguarda il paese ospitante e si è affascinati da qualunque cosa.
  • 2 -Periodo di crisi. La persona che vive all’estero sente la solitudine. Prova delusione, ansia e frustrazione nel confronto con la cultura differente, anche in termini ambientali e linguistici. In questa fase la malinconia e la nostalgia di casa sono molto intense.

A questi si sommano altri sintomi caratteristici:

  • Idealizzazione della propria cultura
  • Senso di confusione e smarrimento
  • Intensa tristezza e senso di solitudine
  • Sensazione di non essere compreso dagli altri
  • Senso di impotenza di fronte ai problemi
  • Intensa nostalgia di casa, delle proprie abitudini, delle persone amate o Intensa malinconia
  • Forte insicurezza, vulnerabilità e pensieri paranoici sulle intenzioni altrui
  • Senso di colpa per aver deciso di partire
  • Sonno disturbato o insonnia
  • Eccessiva preoccupazione per la propria salute

 

  • 3- Fase di aggiustamento: Graduale accettazione della nuova cultura. La persona interagisce e comunica con le persone e con l’ambiente in modo più adeguato. Risolve i problemi con maggiore facilità.
  • 4- Fase di accettazione e adattamento: la persona si adatta alla nuova cultura. La persona costruisce valide relazioni sociali e si inserisce nel nuovo contesto.

 

L’intensità dello shock culturale è legata anche al confronto tra la realtà del paese estero in cui si vive e le aspettative irrealistiche (o le informazioni sbagliate) con cui si è partiti.

Pertanto è possibile ridurre l’intensità del disagio e favorire l’adattamento al nuovo contesto rispetto al paese estero in cui ci si trasferisce adottando alcune accortezze prima di partire:

  • avere la maggiore conoscenza possibile di usi e costumi del paese in cui si andrà a vivere
  • migliorare la conoscenza della lingua locale
  • valutare in anticipo quali problemi andranno affrontati e ipotizzare soluzioni possibili

Lo shock culturale è una manifestazione comune a tutte le persone che si trasferiscono all’estero e non va intesa come problematica. Tuttavia se le manifestazioni della fase di crisi dello shock culturale sono particolarmente intese o prolungate e se creano un marcato disagio nella vita della persona meritano di essere sottoposte all’attenzione dello psicologo.

Che una persona lavori in Australia Giappone Cina o Tailandia, la nostalgia di casa può essere struggente e fa parte dello shock culturale.

Per superare la nostalgia e la crisi dello shock culturale, si può:

  • Organizzarsi e pianificare la giornata lasciando poco spazio ai pensieri vaganti e al rimuginio. Stabilire delle routine
  • Trovare un posto “familiare” in cui  sentirsi bene e a proprio agio
  • Incontrare persone nuove e reali (no social)
  • Ridurre l’uso dei social network
  • Frequentare meno o non frequenatare altri italiani all’estero, soprattutto se si sono trasferiti all’estero da poco
  • Vincere la noia ed essere attivo, ad esempio dedicandosi ad un nuovo hobby: qualcosa che ti diverta e qualcosa che sia interessante da imparare. In questo modo potrai avere esperienze migliori e vivere il flow.
  • Scoprire il posto in cui ci si trova, che sia Melbourne, Sydney, Brisbane, Pechino, ecc. Ad esempio si possono cercare i luoghi più curiosi e interessanti e fare delle foto.

 

Leggi il caso di Marco che, quando si è trasferito a Melbourne, in Australia, è stato aiutato dalla dott.ssa Beatrice Corsale, psicologa e psicoterapeuta, a superare la crisi dello shock culturale

Per una consulenza psicologica online in italiano per italiani all’estero contatta la psicologa scrivendo a: studiocorsale@psicologoansia.com

Bibliografia: Oberg K. (1960), Culture shock: Adjustment to new cultural environment, Practical Anthropologist.