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La trappola psicologica del fallimento

L’idea di fallimento, nella sua accezione più ampia, può riferirsi a un progetto naufragato, alla fine di un amore, alla perdita di un lavoro, a un esame andato male o al mancato arrivo di un figlio.
Queste situazioni negative lasciano spesso un senso di vuoto e di tristezza. Più queste emozioni negative sono intense e più è presente l’idea di avere perso qualcosa di prezioso.
Ci si sente schiacciati dalla perdita, si crede che sia il fallimento della vita, e sembra impossibile immaginare che in futuro possa esserci qualcosa di positivo o, addirittura, qualcosa di migliore.

Un progetto andato male è un fallimento o un’opportunità?

Anche se, quando si è appena verificato l’evento negativo, può sembrare impossibile pensarlo, un fallimento può aprire le porte a situazioni nuove e, spesso, positive.
Naturalmente occorre del tempo perché questo accada. Inoltre è necessario sviluppare un atteggiamento mentale flessibile e aperto al cambiamento.
Una situazione inattesa, anche quando è negativa, può, con il tempo, essere rivalutata e utilizzata in modo costruttivo.

Realismo

Per trasformare un fallimento in un’occasione occorre riconoscere realisticamente che cosa è stato perso. Questo non significa minimizzare quello che manca ma anzi riconoscerne il valore. Occorre però anche non idealizzare quel che non c’è più. Tale atteggiamento, oltre a provocare emozioni di sconforto e di disperazione, prolunga lo stato di malessere e ostacola la possibilità di ritrovare un equilibrio.
Ogni situazione ha i suoi pregi e i suoi difetti. Al momento della perdita sembra che quanto è stato perso abbia solo pregi, occorre invece riconoscerne anche le criticità.

Rivalutazione dell’obiettivo

Dopo una delusione è bene riesaminare l’accaduto e ricordare qual è il proprio obiettivo. Ripensare alle motivazioni per cui un progetto era stato avviato, infatti, permette di adottare un atteggiamento costruttivo. Focalizzarsi sull’obiettivo che si desidera raggiungere, e non sul cammino interrotto, permette di trovare nuove soluzioni per raggiungere quel che si cercava, anche se con tempi e modi diversi.

Delusione temporanea

Quando un progetto non si realizza, superata la fase di sorpresa e di delusione che sempre l’accompagna, è importante valutare la situazione. In questa fase, nonostante lo sconforto, è bene non drammatizzare ma riconoscere quanto c’è di positivo e di valido nella propria vita. Tenere presente che la sensazione di perdita si affievolirà con il tempo, sapere che la tristezza si ridurrà, aiuterà a voltare pagina più in fretta.

Come andare avanti dopo un fallimento o una sconfitta?

Senza lasciarsi scoraggiare dall’accaduto, è utile verificare se ci sono stati degli errori, ad esempio aspettative mal riposte, obiettivi poco chiari o errori di valutazione, ad avere portato sulla strada del fallimento.
Le aspettative irrealistiche espongono al fallimento e a cocenti delusioni. Pertanto, nel perseverare verso un obiettivo, è bene valutare realisticamente la situazione, le proprie possibilità e la possibilità di concretizzare quanto si desidera. Occorre tenere presente, ad esempio, che un obiettivo mancato e che sembra irraggiungibile potrebbe essere raggiunto in un tempo maggiore o con modalità diverse.

L’arte di perseverare

Nel pianificare un obiettivo, occorre considerare che le difficoltà e gli imprevisti fanno parte della vita, come l’esperienza del Covid-19 ha ricordato all’intera umanità. Per raggiungere un traguardo occorre trovare la strada più adatta e perseverare, consapevoli del fatto che probabilmente lungo il cammino si incontreranno degli ostacoli. La perseveranza è strettamente legata al concetto scientifico di ottimismo, secondo gli studi di Martin Seligman, tra i fondatori della psicologia positiva.

Il coraggio di rinunciare o di cambiare strada

A volte sarà necessario modificare un progetto, altre sarà opportuno trovare strategie per gestire gli inconvenienti, altre volte potrà essere opportuno abbandonare un progetto, qualora i suoi rischi o i suoi costi siano troppo elevati da sostenere. Ad esempio, vi sono spedizioni scientifiche o esplorative, preparate per mesi o anni che devono essere abbandonate perché insistere nella loro realizzazione potrebbe portare a rischi mortali. Si pensi ai campi base che stazionano alla base dell’Everest in attesa che le condizioni meteo siano favorevoli all’impresa. Talvolta abbandonare un progetto può essere la scelta migliore. Quando accade si potranno individuare obiettivi più adeguati e realistici, sempre in linea con i valori e le aspirazioni personali.

La fine di una relazione

Le situazioni descritte, che possono sembrare estreme e lontane dalla realtà quotidiana, sono invece più comuni di quanto si creda. Esistono, ad esempio, relazioni sentimentali tossiche per cui la loro fine, superato il periodo di sconforto e di delusione, in realtà regala libertà e l’opportunità di esprimersi e di vivere senza i limiti dovuti a un rapporto negativo e sfibrato.

Il figlio che non arriva

Un progetto di genitorialità fallito, magari in seguito a un fallimento della fecondazione assistita, è una condizione estremamente dolorosa e talvolta può richiedere un supporto psicologico. Questa dolorosa esperienza, con il tempo e con un buona rielaborazione dell’accaduto e del vissuto di fallimento, può lasciare spazio ad opportunità di vita e di realizzazione personale non immaginate.

Un lavoro andato male

I progetti professionali o di studio, come gli altri progetti, possono naufragare a causa di vari fattori, sia personali sia esterni. E’ bene valutare dove si può agire e se i fattori che hanno portato all’esito negativo sono stabili o mutevoli. Queste considerazioni permettono di valutare se investire nello stesso progetto, se farlo apportando dei cambiamenti o se cambiare il progetto.

Fallimento e rinascita

Un evento negativo come il fallimento può aiutare a progredire e a ottenere, in seguito, successi anche superiori a quanto si era immaginato.
Tale convinzione è talmente radicata in ambito psicologico che il tema del fallimento è stato oggetto del Concorso letterario per Psicologi dal titolo “Fallimento terra di rinascita”.
Tra i contributi vincitori vi è il racconto di Beatrice Corsale. Il testo narrativo, di genere fantastico, ha come protagonista una formica alle prese con un vissuto di fallimento personale, delinea il percorso psicologico di chi vive un fallimento.

Fallimento e senso di colpa

Nel racconto è evidenziato il tema del senso di colpa. Tale sensazione è accentuata da chi è intorno, da coloro che, anziché supportare e incoraggiare chi è in difficoltà, criticano e accusano. In tal modo l’aver fallito si trasforma in sentirsi fallito. La sensazione di fallimento getta un’ombra nera sulla possibilità di poter avere, non tanto il successo, ma la dignità e l’onore.

Modificare il dialogo interno negativo

Nel racconto l’autrice riporta i pensieri negativi e l’autodialogo negativo tipico di chi vede svanire un progetto. Il testo guida il lettore a superare l’iniziale visione nera e pessimistica di sé e del futuro per arrivare alla progressiva rivalutazione del fallimento e degli obiettivi che è opportuno perseguire.

Superare l’inerzia di fallimento e adottare un atteggiamento costruttivo

Il dialogo tra i personaggi del racconto, le formiche Ata e Daha, in particolare, aiuta il lettore ad abbandonare la visione catastrofica del fallimento in favore di un atteggiamento più costruttivo e concreto.

Basandosi sui principi della psicoterapia cognitivo comportamentale e della psicologia positiva, il racconto “La favola del fallimento”, di Beatrice Corsale, può offrire uno spunto di riflessione utile per superare lo stato di sofferenza per un fallimento personale.

Il racconto di Beatrice Corsale è stato pubblicato da SEFAP nel volume “Il fallimento, terra di rinascita”.